“Chi pianta un albero pianta una speranza” recita così un verso della poetessa americana Lucy Larcom e di speranze i baroni Mollo ne hanno seminate tante, quando nel 1600 decisero di dar vita a uno dei boschi monumentali più belli d’Italia.

L’ingresso alla Riserva dei Giganti della Sila

I Giganti di Fallistro rappresentano un patrimonio inestimabile, in termini naturalistici. Questa riserva biogenetica custodisce in prevalenza pini larici (sono circa sessanta gli esemplari) dei veri e propri monumenti: imponenti e spettacolari essi raggiungono i quarantacinque metri di altezza e un diametro di circa due metri alla base. Trovarsi al cospetto di questi secolari alberi delle meraviglie è un’esperienza indimenticabile, infatti è una tappa fondamentale per chi decide di visitare il Parco Nazionale della Sila.

Ci troviamo a Spezzano della Sila, in un’area naturale protetta, dove tutto viene lasciato in balia della natura e delle sue leggi. La Riserva dei Giganti di Fallistro (istituita nel 1987) è speciale poiché l’intervento dell’uomo è limitato: la natura fa il suo corso, gli alberi nascono, crescono e cadono senza che l’uomo ci metta mano, tutto si rigenera, seguendo il perfetto ciclo della vita. Questo bosco ultracentenario dal 2016 è un bene gestito dal FAI- Fondo Ambiente Italiano, fondazione senza scopo di lucro che si impegna per valorizzare, tutelare e salvaguardare il patrimonio naturalistico e culturale italiano.

La visita a questi giganti verdi avviene in compagnia di guide specializzate, e della responsabile FAI, Simona Lo Bianco, che raccontano i segreti di ogni albero, soprattutto quelli più anziani (alcuni raggiungono i 350 anni di età). La loro vista desta curiosità e stupore: si scorgono diversi particolari come un enorme pino laricio caduto, affettuosamente ribattezzato “pinosauro”, per la sua forma che ricorda un vecchio dinosauro. Oppure delle cavità scavate nei tronchi, dove poter entrare come se fossero delle piccole caverne, segno lasciato della slupatura, una pratica che consentiva la raccolta della resina, in passato utilizzata in cosmesi e per alimentare le fiaccole.

All’interno di una cavità lasciata dalla slupatura degli alberi.

Non solo flora, ma anche fauna, infatti con un po’ di fortuna è possibile incontrare tra gli alberi lo scoiattolo nero calabrese (Sciurus Meridionalis), una specie autoctona di Calabria e Basilicata. Questo bosco rappresenta la tipica selva calabrese, un colonnato naturale dove poter entrare in contatto con l’anima del territorio, in un viaggio nel tempo, alla scoperta di un paradiso naturalistico, nel cuore della Calabria.

Articolo pubblicato su Calabria Magazine (Marzo 2019)

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